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Arte della Calabria bizantina

Da Bisanzio alla Calabria bizantina

Il Codice Purpureo di Rossano

Per tracciare un itinerario tra le più prestigiose opere d’arte, veri capolavori, che la Calabria vanta, non si può che dare il posto d’onore al celeberrimo Codice Purpureo di Rossano – detto rossanese – custodito nel Museo Diocesano d’Arte Sacra di questa città.

Il Codex Purpureus Rossanensis è un evangeliario in lingua greca del 550 d.c. Composto di 188 fogli di pergamena (31 x 26 cm) contiene il Vangelo secondo Matteo e il Vangelo secondo Marco.

dall’Oriente in Calabria

Si è sempre sostenuto che il Codice Purpureo di Rossano fu portato a Rossano (CS) dai monaci iconoduli, migrati dall’Oriente in Calabria, per sfuggire all’odio iconoclasta dei bizantini intorno alla metà del VIII secolo. Oggi, però, si ritiene possibile vi sia giunto molto tempo dopo e cioè nel decimo secolo, quando, rinsaldati i legami con l’impero, la città venne elevata a sede vescovile, divenendo centro di interessi politici di Bisanzio.

Il Codex Purpureus Rossanensis

L’evoluzione della cultura artistica regionale a partire dall’arte della Calabria bizantina

Sempre a Rossano la vera e propria reliquia della pittura medioevale del Mezzogiorno che è l’Achiropita, nella cattedrale di Maria Santissima Achiropita. La chiesa è il principale luogo di culto e monumento architettonico di Rossano, è famosa per l’antica immagine della Madonna Acheropita, ossia non dipinta da mano umana, di datazione probabile tra il 580 la prima metà dell’VIII secolo.

Gli affreschi bizantini in Calabria

Dell’età greco-bizantina della Calabria rimangono altri affreschi, sono presenti nella chiesa Spedale di Scalea, nella Cattolica di Stilo, la “Deesis” di Caulonia dedicata a San Zaccaria e nella chiesa di Campo a Sant’Andrea Apostolo sullo Jonio e in quella di San Donato di Ninea dedicata al Santo eponimo cittadino.

Isola bizantina, l'arte.

La Chiesa di Sant’Adriano a San Demetrio Corone

San Demetrio Corone, Bizantina

Arte della Calabria bizantina di pregio nei mosaici pavimentali della chiesa di Sant’Adriano a San Demetrio Corone o di quelli del Patire. I primi, si collegano ai simili reperti recuperati a Sagmata, nei pressi di Tebe, nella regione di Beozia, Grecia.

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